Memorie d’una ragazza perbene by Simone de Beauvoir

Memorie d’una ragazza perbene by Simone de Beauvoir

autore:Simone de Beauvoir [Beauvoir, Simone de]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788858413845
editore: Einaudi
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


Zazà tornò a Parigi ai primi d’ottobre. Si era fatta tagliare i bei capelli neri, e la nuova pettinatura dava un tono piacevolmente spigliato al suo viso un po’ magro. Vestita alla foggia di san Tomaso d’Aquino portava sempre, comodamente, seppure senza eleganza, delle cloches calcate fino alle sopracciglia, e spesso i guanti. Il giorno in cui ci rivedemmo, passammo il pomeriggio sui lungosenna e alle Tuileries; aveva quell’aria seria e perfino un po’ triste che ormai le era abituale. Mi disse che suo padre aveva cambiato impiego; a ingegnere capo delle Ferrovie dello Stato avevano nominato Raul Gautri, e il signor Mabille, che aspirava a quella nomina, indispettito, aveva accettato le proposte che da tempo gli faceva la Citroën: d’ora innanzi avrebbe guadagnato enormemente. La famiglia stava per trasferirsi in un lussuoso appartamento in rue de Berri; avevano comprato un’automobile; avrebbero fatto una vita sociale assai piú intensa che in passato. Tutto ciò non sembrava entusiasmare Zazà; ella mi parlò con impazienza della vita mondana che le imponevano, e capii che se partecipava ai matrimoni, ai funerali, ai battesimi, alle prime comunioni, ai tè, ai lunches, alle fiere di beneficenza, alle riunioni di famiglia, ai rinfreschi di fidanzamento, alle serate danzanti, non lo faceva certo con gran piacere; giudicava il suo ambiente con la stessa severità che in passato, e ne sentiva il peso ancor di piú. Prima delle vacanze le avevo prestato alcuni libri; mi disse che l’avevano fatta riflettere molto; aveva letto tre volte Le Grand Meaulnes: mai un romanzo l’aveva tanto scombussolata. Mi parve d’un tratto molto vicina, e le parlai un poco di me: su una quantità di punti la pensava esattamente come me. «Ho ritrovata Zazà!» mi dissi felice quando la lasciai, al cader della sera.

Prendemmo l’abitudine di fare una passeggiata insieme tutte le domeniche mattina. I colloqui a quattr’occhi non ci erano piú possibili né a casa sua né a casa mia, e ignoravamo assolutamente l’uso dei caffè: – Ma che fa tutta quella gente? Non hanno una casa? – mi domandò una volta Zazà passando davanti al Régence. Perciò misuravamo i viali del Lussemburgo o i Champs-Elysées; quando faceva bel tempo ci siedevamo sulle sedie di ferro al margine di un’aiuola. Alla biblioteca circolante di Adrienne Monnier prendevamo in prestito gli stessi libri; leggemmo con passione la corrispondenza di Alain-Fournier e Jacques Rivière; lei preferiva di gran lunga Fournier; io ero sedotta dalla rapacità metodica di Rivière. Discutevamo, commentavamo la nostra vita quotidiana. Zazà aveva serie difficoltà con sua madre che le rimproverava di consacrare troppo tempo allo studio, alla lettura, alla musica, e di trascurare i suoi «doveri sociali»; i libri che piacevano a Zazà le sembravano sospetti; si preoccupava. Zazà aveva per sua madre la stessa devozione d’un tempo, e addolorarla le riusciva insopportabile. – Però, ci sono cose alle quali non intendo rinunciare! – mi disse con voce angosciata. Temeva che in futuro sarebbero sorti conflitti piú gravi; a forza di trascinarsi di ricevimento in ricevimento, Lilí, che aveva già ventitre anni, avrebbe pur finito per accasarsi; e allora avrebbero pensato a sposare Zazà.



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